[Recensione] Hanover House. Evelyn Talbot #2

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Si tratta di Lyman Bishop, il “Fabbricante di Zombi”, un genetista accusato di lobotomizzare le sue vittime con un rompighiaccio. L’ unico il cui raffinato intelletto regge il confronto con il famigerato Hannibal Lecter.

Appena Evelyn lo incontra sente il sangue gelarsi nelle vene, e non è certo per la tempesta di ghiaccio che sta per abbattersi sulla zona… Ha la netta sensazione che qualcosa nella sua vita stia per cambiare, irreparabilmente.

Quando viene ritrovato il corpo di una nuova vittima uccisa con un rompighiaccio, il dubbio che Bishop sia l’uomo sbagliato emerge con violenza. Ma le sfide non sono finite per Evelyn, perché la minaccia di Jasper, il ragazzo che a sedici anni l’ha segregata e seviziata, sembra più vicina che mai.

Esiste un legame tra questi eventi? È solo un caso che la donna massacrata assomigli terribilmente alla bella psichiatra? Per Evelyn e l’uomo che ama, il tenace commissario Amarok, la caccia è di nuovo aperta. Perché nessuno è al sicuro nel grande freddo.

Recensione

Alaska, il primo capitolo di questa serie, mi era piaciuto tantissimo. E tra un cosa e l’altra sono passati anni prima di riprendere in mano la storia di Evelyn e Jasper. Qualcuno potrebbe dire che avrei fatto bene ad aspettare ancora e non me la sento di contraddirlo perché, se c’è una cosa che è mancato in Hanover House è stato il ritmo.

Quel ritmo incalzante che mi aveva fatta palpitare con il primo romanzo e che mi aveva anche fatto innamorare dell’Alaska nonostante il freddo balengo. Un ritmo che purtroppo si è fatto vivo nell’ultimo 7% e che, secondo me, non è stato sufficiente a farmi piacere la storia.

Lyman Bishop è la nuova sfida di Evelyn Talbot, ormai da un anno in Alaska con la sua clinica di psicopatici. L’ombra dell’ex fidanzato Jasper è una costante che condiziona ogni suo rapporto, da quello con il bellissimo sergente Amarok a quello con tutti i suoi pazienti.

Ma Bishop è un soggetto interessante per i suoi studi e non vuole perdere l’occasione di studiare il comportamento di quello che è stato definito il Fabbricante di Zombie. Le sue vittime venivamo lobotomizzate e poi abusate fino alla morte. Hanover House è sicuramente il posto giusto per questo individuo ma una leggerezza da parte di un poliziotto potrebbe invece causarne la scarcerazione ed Evelyn non può permetterlo.

Intanto anche Jasper continua a mietere vittime e orchestrare il suo ritorno con Evelyn, sfuggita alla morte vent’anni prima per mano sua. Intelligente e di bell’aspetto, sa come nascondersi anche grazie all’aiuto dei genitori che lo hanno coperto allora e continuano a coprirlo anche adesso.

Amarok, d’altro canto, non riesce a darsi pace. Non sopporta di vedere la donna che ama terrorizzata da tutto e da tutti.

Conclusione

Per il finale di Hanover House devo spendere qualche parola in più. Ma prima voglio parlarvi un momento della protagonista.

Evelyn è una chiavica. È cieca e sorda ad ogni segnale e vede il pericolo dove non c’è. Quando però le si palesa davanti… il nulla cosmico. Insicura come poche, non si permette mai di essere davvero felice. Posso solo immaginare come possa sentirsi una persona che scampa alla morte dopo tre giorni di torture ma non permettersi mai di essere felice, nemmeno un pochino, lo trovo triste.

Come accennavo prima, il romanzo è piatto fino al 93%. Nell’ultimo 7% succede il finimondo e restiamo così, che vorremmo leggere subito quel che succede nella speranza che finalmente si inizi a leggere un thriller. E invece niente, dobbiamo per forza chiudere queste pagine e, se abbiamo tempo, buttarci immediatamente tra le pagine del capitolo successivo.

Purtroppo questa volta la Novak non mi ha coinvolta come con Alaska ma terminerò, appena possibile, la serie.

⭐⭐⭐